Sono tutti quei comportamenti e sintomi che sono anche menzionati nel dsm-5 (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali):
Restrizione dell’introito alimentare, digiuno, crisi bulimiche (ingerire una notevole quantità di cibo in un breve lasso di tempo), condotte di eliminazione o forme compensatorie non appropriate, come il vomito autoindotto, l’uso di anoressizzanti, lassativi e diuretici o la pratica eccessiva di attività fisica, allo scopo di controllare il peso; vedersi grassi allo specchio anche se si è sottopeso (disturbo dell’immagine corporea); passare molto tempo delle giornate a pensare a come dimagrire, sentirsi in colpa per avere mangiato e sentirsi forti per non avere mangiato, vulnerabilità nell’autostima e sua con le proprie forme corporee.
Va sottolineato che non tutte le persone che utilizzano uno o più di questi comportamenti soffrono necessariamente di un disturbo dell’alimentazione. Ci sono infatti dei criteri diagnostici ben precisi che chiariscono cosa debba intendersi come patologico e cosa invece non lo è.
Tutti questi sintomi rappresentano un mezzo con cui la psiche di una persona tenta di curare e risolvere un profondo disagio legato a vissuti di inadeguatezza e di insicurezza.
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